Si preannuncia un 2019 decisamente più ricco dei precedenti anni per i Presidi italiani: finalmente l’Aran ha firmato, lo scorso 13 Dicembre, il nuovo contratto 2018-2019 per i dirigenti scolastici. Ecco cosa è stato stabilito nello specifico e quali sono le novità previste a partire dal nuovo anno.
Aumento stipendiale per i dipendenti pubblici
Chi lavora nella Pubblica Amministrazione in generale troverà in busta paga un aumento del 3,48% (la stessa percentuale è stata prevista nel nuovo contratto per i dirigenti scolastici). Inoltre la parte fissa della retribuzione percepita dai Presidi è stata finalmente allineata a quella delle altre figure dirigenziali della Pubblica Amministrazione. Il che, comporta, nello specifico, un aumento di circa 460 euro netti al mese (per un totale di circa 5 mila euro all’anno). Un aumento di tutto rispetto, che sicuramente farà contenti i presidi che da tempo attendevano un serio rinnovo contrattuale.
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Rinnovo stipendiale anche per dirigenti Università ed enti di ricerca
Un aumento stipendiale (seppure inferiore rispetto a quello stabilito per i dirigenti scolastici) è stato previsto anche per i dirigenti che lavorano nelle Università e presso gli enti di Ricerca. Ad essere quindi interessati da un incremento della retribuzione saranno, a partire da Gennaio 2019, circa 7.805 persone. Un “esercito” di dipendenti pubblici che, date le premesse, vedrà una busta paga più ricca da Gennaio 2019.
Verso la perequazione retributiva completa
Grande soddisfazione rispetto a questo risultato da parte del Ministro dell’Università e della Ricerca Marco Bussetti, e dal presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli. Finalmente ci si sta avvicinando agli altri dirigenti dello Stato, per quanto concerne il trattamento economico dei presidi. Da anni, infatti, l’associazione si fa portavoce della richiesta dei dirigenti scolastici di ottenere una perequazione retributiva completa con i dirigenti della P.A.
Il 12 Ottobre scorso il vicepremier Di Maio aveva dichiarato l’intenzione del Governo di investire soldi e risorse per ristrutturare gli edifici scolastici, rilanciare i programmi didattici, ma soprattutto fornire ai docenti italiani un compenso che fosse nella media europea. Evidentemente nel programma rientrava anche l’obiettivo (raggiunto) di aumentare lo stipendio dei presidi italiani in modo da annullare la disparità con altre figure dirigenziali dello Stato.
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