I cambiamenti della scuola dopo le linee programmatiche del Ministro

Redazione

Le linee programmatiche del dicastero sono state illustrate dal nuovo Ministro Marco Bussetti in seduta congiunta alle commissioni Cultura di Camera e Senato è quello che è emerso in primo piano è la centralità del ruolo degli insegnati, del personale ATA, e dei dirigenti scolastici.

Cosa cambia a scuola da settembre dopo le linee programmatiche

Le linee programmatiche dei prossimi anni per quanto riguarda il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca seguiranno alcuni punti specifici

Stop alla violenza nelle scuole

Uno stop alla violenza contro i docenti, con la sottoscrizione di un patto con le famiglie “stiamo vedendo se c’è la possibilità che il Miur si costituisca parte civile nei procedimenti penali che hanno per protagonisti gli studenti o i loro familiari contro gli insegnanti” – sono queste le parole del ministro che segue la linea del rispetto verso la figura dei docenti.

linee programmatiche

Nessuna ulteriore riforma

“Le riforme recenti si sono susseguite a un ritmo tale che la nuova si affacciasse quando ancora non era stata completata la precedente. Più che una rivoluzione, serve un riallineamento” e con questo che Bussetti cerca di dare un taglio alle polemiche sulla buona scuola e sulla riorganizzazione del sistema scolastico.

Edilizia Scolastica

Altro punto spinoso del mondo scuola, l’edilizia scolastica, con l’introduzione di un piano di ammodernamento e di ristrutturazione intervenendo anche dal punto di vista del rischio sismico. Accessibilità e potenziamento dei laboratori dal punto di vista tecnologico attingendo da finanziamenti provenienti sia del governo centrale che da fondi comunitari.

Il ministro ha parlato anche di inclusività, per garantire maggiori diritto per i disabili, insistendo su un modello attivo degli insegnanti e delle famiglie, potenziamento dell’educazione fisica con la convinzione che un corretto stile di vita anche dal punto di vista alimentare possa giovare alla crescita armonica e salutare degli studenti.

Per quanto riguarda l’alternanza scuola lavoro il ministro afferma: “è stato spesso interpretato come un obbligo e non come un’opportunità. Sia da parte degli istituti sia da parte delle aziende che ospitano gli studenti. Scuola e lavoro non devono essere intesi in maniera antitetica ma come sintesi. È giusto orientare gli studenti verso il mondo del lavoro, con cui prima o poi dovranno confrontarsi”  giusto quindi che si affronti subito un percorso con la quale gli studenti si possano confrontare con il mondo del lavoro, ma eliminando tutti quei percorsi che non risultano di qualità e che non rispettano gli standard di sicurezza adeguati.

Comunicato stampa FLC CGIL

Subito dopo l’ufficializzazione delle Linee Programmatiche del dicastero, le prime considerazioni della FLC CGIL attraveso un comunicato stampa che riportiamo integralmente:

Concordiamo con il ministro sul fatto che la scuola non abbia bisogno dell’ennesima riforma.

Doveroso l’impegno per la messa in sicurezza delle strutture scolastiche. Altrettanto giusto ridare centralità ai docenti, al personale ATA, ai dirigenti scolastici e ai ricercatori. Bene la valorizzazione degli accordi sindacali sottoscritti nelle ultime settimane, con i quali abbiamo ottenuto buoni risultati a parziale risarcimento degli effetti negativi della legge 107/15 (l’abolizione della chiamata diretta e l’accordo sulle assegnazioni provvisorie), tuttavia i toni ci sono sembrati fin troppo timidi. La Buona Scuola deve essere superata in molti punti, dove non sono sufficienti dei semplici accorgimenti.

E soprattutto ci vogliono investimenti: in nessun passaggio il ministro ha spiegato come intende recuperare fondi per l’Istruzione e la Ricerca, per la formazione, per il reclutamento, per l’inclusione. Non vorremmo che il mondo della conoscenza, considerato da tutti a parole il centro propulsore dei diritti di cittadinanza, dell’innovazione e dello sviluppo continui a rimanere senza risorse.

La vera riforma della scuola deve passare attraverso il riscatto sociale ed il rilancio economico del mondo dell’Istruzione e della Ricerca: il ministro ne ha parlato, senza però presentare proposte concrete e senza un impegno esplicito a farlo con il prossimo CCNL.

Si tratta di una prima analisi di bisogni che ci è parsa priva nella proposta ma che verificheremo alla prova dei fatti: sui diplomati magistrali non è stata consegnata una soluzione concreta che chiarisca come e quando chiudere questa vertenza; dell’alternanza scuola-lavoro non è stato detto se continua a rappresentare un obbligo calato dall’alto o diventa finalmente una opportunità che nasce dai bisogni delle scuole; del concorso per DSGA – già definito dalla legge di bilancio 2018 – non sono state date indicazioni di termini temporali. Non si è parlato di semplificazione, non si è parlato di potenziamento degli organici e della restituzione del tempo scuola tagliato dalla riforma Gelmini. Si è parlato vagamente di una riforma del reclutamento dei docenti, ma non si è detto di voler abrogare il limite dei 36 mesi posto dalla legge 107/15 ai contratti del personale a tempo determinato.

Sul tema dell’inclusività è invece grave che il ministro Bussetti non abbia menzionato il diritto all’istruzione dei figli degli immigrati che tutti i giorni cercano nel nostro Paese e nei banchi di scuola, nell’università, nelle accademie e conservatori, il loro riscatto umano e sociale. Non possono essere dimenticati, perché l’inclusività è un valore universale ed assoluto: altrimenti è altra discriminazione.

Nell’inviare al ministro i nostri auguri per il suo mandato, ci aspettiamo a breve una convocazione per un confronto sui provvedimenti legati all’avvio dell’anno scolastico e sulle linee di indirizzo.

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