Pubblichiamo di seguito la lettera della madre di un ragazzo disabile sui corsi di abilitazione per insegnati (TFA di Sostegno) indirizzata al Coordinamento Nazionale TFA.
Questo corso non sembra pensato per il bene dei nostri figli
Sono la madre di un ragazzo disabile e quando ho saputo che stava per essere bandito un nuovo corso di abilitazione per insegnanti specializzati mi sono sentita sollevata e grata.
Ho pensato che finalmente non avrei dovuto incrociare le dita all’inizio di ogni anno scolastico sperando che a mio figlio non capitasse qualche docente che accettava di svolgere l’anno su sostegno come ripiego o per comodità, trascurando poi le effettive necessità del mio ragazzo, o qualcuno che magari, pur dotato di buona volontà, non sapesse da dove cominciare a gestire le sue problematiche… Quanto mi sbagliavo.
Quando ho letto il decreto non volevo credere ai miei occhi, al di là dell’esiguità dei posti concessi rispetto all’effettiva necessità, ciò che mi lascia particolarmente indignata è il fatto che non solo praticamente chiunque ha la possibilità di partecipare, senza riconoscere alcun tipo di preferenza o di premialità a chi è già dotato di abilitazione all’insegnamento sulla materia, ma addirittura vengono richiesti meno prerequisiti a dei semplici diplomati.
Ho riletto più volte il decreto, per essere sicura, ma la realtà dei fatti è che un ragazzo, che magari si è diplomato lo scorso luglio con 60/100, viene considerato allo stesso livello di un laureato, magari con 110 e lode, che abbia acquisito ulteriori 24 CFU, di un docente non abilitato con almeno tre anni di servizio e di un docente abilitato.
Stando al decreto, infatti, non solo possono partecipare alla selezione tutti gli appartenenti a queste categorie, ma esse vengono considerate esattamente equivalenti. Come se ciò non bastasse, se verrà confermato quanto stabilito dai precedenti bandi, a parità di punteggio si darà la precedenza al candidato più giovane, indipendentemente dal precedente percorso di studi, questo significa che il suddetto diplomato, oltre a dover presentare meno titoli, avrà anche maggiori possibilità di accedere al corso.
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Ora, con tutto il rispetto, un ragazzino fresco di studi la cui unica esperienza a scuola sia da studente, come può avere la sensibilità, l’empatia e le competenze necessarie per interagire correttamente con un ragazzo con dei bisogni educativi speciali se anche a chi è laureato vengono richiesti, oltre la laurea, degli esami aggiuntivi su materie specifiche?
Questo corso non sembra pensato per il bene dei nostri figli, in funzione delle loro necessità: per quale motivo è stato bandito così in fretta? Perché sembra un semplice copia-incolla dei bandi precedenti (nei quali, tra l’altro, l’unico requisito di accesso era l’abilitazione all’insegnamento) con qualche modifica per includere più gente possibile? Non sarebbe stato meglio farlo uscire magari uno o due mesi dopo, ma dopo aver ascoltato il parere e le richieste delle associazioni di insegnanti e genitori? Si tratta forse di una semplice manovra elettorale, vista la vicinanza delle elezioni in diverse regioni e comuni e delle europee? Non vorrei pensarlo, ma come genitore non mi sento tutelata da un decreto simile, né sento tutelati i diritti di mio figlio e degli altri ragazzi disabili, per questo chiedo alle associazioni di presidi, docenti e genitori: possibile che non abbiate niente da dire? Perché non fate sentire la vostra voce e non chiedete spiegazioni o modifiche?
Ai politici, invece, non posso fare a meno di chiedere di smettere di fare campagna elettorale sulla pelle dei nostri ragazzi, specialmente su quella dei più deboli e fragili.
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