Le parole dell’On. Flora Frate (M5S) su Decreto Scuola approvato alla Camera dei Deputati dopo la discussione in aula. Un Decreto che vede coinvolti ben due Governi e che vede comunque stravolgimenti nel suo iter di approvazione.
L’On. Flora Frate sul Decreto Scuola
Si è conclusa la discussione in Aula e il DL Scuola è stato approvato dalla Camera dei Deputati. Senza il mio voto favorevole.
Lo ribadisco non per vanagloria, o per cercare una visibilità di cui sinceramente non ho affatto bisogno, ma per difendere una scelta politica di cui vado fiera e che, nonostante tutto, ho difeso fino alla fine. Perché la politica, almeno per me, è prima di tutto coerenza ed onestà intellettuale.
Questo non è il Decreto che i precari si aspettavano. Un ‘salva precari’ che ha agitato, e continuerà ad agitare tutta la categoria: dalla terza fascia agli insegnanti di religione. Un Decreto che andava riformato profondamente, con misure coraggiose, e non integrato con qualche accorgimento parziale. Peccato, con le giuste modifiche poteva rappresentare un’occasione storica, passerà invece alla storia come un’occasione persa.
Il Governo non c’entra niente
Ma su un punto voglio essere chiara: qui il Governo non c’entra niente. E non lo dico per timore o per difesa d’ufficio, ma perché ripudio ogni tentativo di strumentalizzazione interna. Le responsabilità sono solo politiche e non istituzionali. E vanno ricercate in quella parte politica che lo scorso agosto, col precedente Decreto, impose la formula ‘salvo intese’. Lì è nato il DL votato oggi, che trascende l’attuale maggioranza, e che ha il sapore della rivincita punitiva. Un provvedimento che non è nato dalla collegialità istituzionale, e che porta nomi e cognomi ben precisi. Ed io, per questi nomi e cognomi, non ho inteso metterci la faccia.
Mi dispiace, sinceramente, anche pensando al lavoro dei miei colleghi del PD, di Leu e Italia Viva, di cui ho visto l’impegno, ed anche un certo imbarazzo, durante i lavori parlamentari.
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Ho tentato ogni strada possibile. Dapprima col dialogo politico, interno al Movimento 5 Stelle, a tutti i suoi livelli. Tutti. Poi, in commissione con svariati emendamenti. Fino al dibattito in Aula, dove uno spazio di riforma, sebbene angusto, c’era ancora.
Come diciamo sempre, l’ultima parola spetta ai cittadini. Ebbene, il mio pensiero è andato a quei cittadini che non chiedevano sanatorie o scorciatoie – come qualcuno calunniosamente ha propinato in questi mesi – ma solo il riconoscimento del loro lavoro e della loro dignità. Perché è grazie a quei cittadini, precari storici, eroi silenziosi, che il sistema scuola ha retto e continua a reggere.
Con oggi, questo dibattito finisce qui. Mi assumo, personalmente, ogni responsabilità politica per quanto, nella mia individualità, non sono riuscita a fare. Non mi faccio sconti e, a Voi tutti, chiedo scusa.
Ognuno di noi, a fine corsa, verrà giudicato per i voti espressi. Ed io, oggi, voglio essere giudicata per questo.
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