Il ministro dell’Istruzione Bussetti ha comunicato di recente la sua volontà di intervenire sull’orario scolastico, introducendo la “settimana corta” (già in vigore nelle scuole elementari) anche in quelle secondarie di primo e secondo grado.
Come funziona la settimana corta
In molti istituiti scolastici superiori da qualche anno si sta sperimentando la “settimana corta”, che consiste nel distribuire la frequenza scolastica per cinque giorni alla settimana (dal lunedì al venerdì), aumentando contestualmente il monte ore quotidiano (che passerebbe da cinque a sei, con la previsione di alcuni rientri pomeridiani).
In questo modo si ha la possibilità di avere il week end completamente libero da impegni scolastici. La recente dichiarazione del ministro Bussetti di voler introdurre tale sistema anche nelle scuole medie e superiori ha suscitato un vespaio di polemiche tra insegnanti, alunni e famiglie. Non tutti, infatti, sono favorevoli alla “settimana corta”: come ogni cosa, anche questa presenta pro e contro che conviene prendere in considerazione.
Settimana corta a scuola: pro e contro
Al momento la settimana corta è ancora una proposta (alcune scuole attualmente la stanno provando per capire se introdurla definitivamente o meno). Mentre alcuni insegnanti, alunni e famiglie mettono in evidenza l’utilità di tale orario scolastico al fine di ottenere il week end libero e altri vantaggi come il risparmio di soldi pubblici per le utenze di luce, acqua, gas per riscaldamento, maggiore equità nella distribuzione dei turni di lavoro del personale scolastico ed una organizzazione più efficiente e lineare del lavoro, ve ne sono altri che invece puntano il dito sugli svantaggi della “settimana corta”.
Tra i “contro” vi è senz’altro il fatto che, dovendo effettuare un orario pomeridiano, gli studenti non riescono a svolgere efficacemente i compiti a casa oppure a dedicarsi ad altre attività extrascolastiche (che pure servono al loro corretto sviluppo psico-fisico).
Molti docenti, inoltre, lamentano il fatto che, prolungando l’orario scolastico giornaliero oltre la quinta ora, il livello di attenzione e concentrazione degli alunni si abbassa notevolmente per stanchezza ed appetito, e questa circostanza incide parecchio sul rendimento scolastico. Con l’aumento delle ore di lezione a 65 minuti vi è il rischio che i docenti che usufruiscono delle unità di lezione più lunghe potrebbero sforare il tetto di ore massimo settimanali di servizio.
Un tale stravolgimento del classico orario scolastico costringerebbe alunni e insegnanti a fare rientri pomeridiani particolarmente pesanti (soprattutto per i pendolari o per chi abita lontano dalla scuola) oppure ad arrotondare il monte ore di lezione.
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